Anche Internxt lancia la sua intelligenza artificiale (ma qualcosa non torna)

Anche Internxt lancia la sua intelligenza artificiale (ma qualcosa non torna)

La startup spagnola presenta un chatbot che promette anonimato e sovranità europea. Ma, almeno secondo le prime impressioni, pare che sotto al cofano ci sia solo un modello linguistico di OpenAI.

Internxt, azienda valenciana nota soprattutto per i servizi di archiviazione cloud cifrata e che non è nuova a cambi di direzione e pseudo-annunci roboanti, ha lanciato Internxt AI: un chatbot gratuito che non richiede registrazione e promette di non conservare le conversazioni. E fin qui nulla di particolarmente strano o nuovo sotto il sole.

Il problema nasce quando si leggono le dichiarazioni ufficiali. Come riporta Tech.eu, il CEO Fran Villalba Segarra parla di “prima IA privata d’Europa“, di “modello europeo open source con oltre 20 miliardi di parametri” e di “infrastruttura 100% europea”. Lo slogan è ambizioso: costruire un’alternativa etica e sovrana ai colossi americani come ChatGPT, Gemini e Copilot.

La newsletter che ho ricevuto dice sostanzialmente le stesse cose:

La risposta che non ti aspetti

Ho dato una sbirciata al codice su GitHub e, sia il frontend che il backend del servizio sembrano girare su Cloudflare Workers, piattaforma di un’azienda americana.

Il backend di Internxt AI sembra utilizzare gpt-oss-120b, un modello rilasciato da OpenAI (azienda californiana) sotto licenza Apache 2.0. Il servizio quantomeno dovrebbe girare sui server di OVHcloud, provider francese.

Così come curiosità, anche se so che non è proprio una reale prova, ho interrogato l’assistente chiedendogli quale modello linguistico utilizza. La risposta tuttavia sembra confermare quello che si vede nel backend ovvero: “Sono basato su GPT-4, il modello di linguaggio di grandi dimensioni sviluppato da OpenAI.”

Anche i loro Termini e Condizioni, almeno nel momento in cui scrivo questo articolo, non sembrano riportare nulla di interessante al riguardo.

Cosa significa in pratica

La buona notizia è che i dati restano fisicamente in Europa grazie a OVH, nel rispetto del GDPR. La notizia meno buona è che definire il tutto comr “prima IA europea” sembra essere una forzatura bella e buona: di chatbot basati su modelli europei (come Mistral) o svizzeri (come Euria di Infomaniak) ne esistono già e questo sembra solo sfruttare i modelli di OpenAI (a sto punto meglio Proton Lumo che almeno utilizza solo modelli open source europei).

Insomma come spesso accade con Internxt le cose stanno sempre in maniera un po’ diversa da come vengono pubblicizzate, è un’azienda che spesso mi lascia perplesso e interdetto con questo suo modo di fare.

Il contesto europeo

Internxt AI potrebbe comunque avere senso per chi cerca un’interfaccia che non richiede account e dichiara di non conservare log delle conversazioni. Ma le promesse di sovranità tecnologica europea, almeno per ora, sembrano più marketing che sostanza.

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