Innanzitutto grazie a Pietro Minto e alla sua newsletter Link molto belli per questa chicca!
Praticamente dal 1995 al 1997 è esistita una cosa oggi completamente impensabile: Mac ufficiali non creati da Apple. Cloni autorizzati, benedetti da Cupertino, venduti a prezzi più bassi dei Mac originali. Un esperimento che è durato esattamente 36 mesi prima che Steve Jobs tornasse e facesse piazza pulita di tutto.
Per anni Apple ha protetto ferocemente il Mac da qualsiasi tentativo di clonazione. Mentre il mercato PC era esploso proprio grazie ai cloni IBM compatibili, Apple usava chip proprietari per rendere praticamente impossibile replicare MacOS su hardware non autorizzato.
Certo, i tentativi c’erano stati: una compagnia brasiliana chiamata Unitron aveva venduto cloni del Macintosh 512K, altre aziende avevano provato il reverse engineering, e i più smanettoni usavano periferiche per far girare software Mac su Commodore Amiga e Atari ST. Ma tutto finiva con cause legali o raid della polizia.
La svolta (temporanea)
All’inizio degli anni ’90 Apple era nei guai. Windows stava conquistando il mercato, la quota Mac si restringeva, e l’azienda aveva provato persino a vendere MacOS. Quando Michael Spindler diventò CEO nel 1993, l’idea del licensing iniziò a prendere forma.
Alla fine del 1994 arrivò l’annuncio: Power Computing di Stephen Kahng sarebbe diventata il primo produttore autorizzato di cloni Mac. Sembrava una mossa intelligente per espandere la base utenti e competere con il mercato PC.
Ma c’era un piccolo dettaglio: invece di attirare nuovi utenti Windows, i cloni Mac attiravano… gli utenti Mac esistenti. Power Computing vendeva hardware praticamente identico a quello Apple ma con 1000 dollari in meno. Il Power 100 costava $3.400 contro i $4.400 del Macintosh 8100/100 con le stesse prestazioni.
Apple prendeva solo una piccola percentuale dalle licenze software, mentre perdeva i margini altissimi sull’hardware. In pratica, i cloni non espandevano il mercato Mac ma cannibalizzavano le vendite Apple!
Il ritorno di Jobs con la mazza chiodata
Quando Steve Jobs tornò in Apple nel 1997, la faccenda durò pochissimo. “È stata la cosa più stupida del mondo permettere ad aziende che facevano hardware peggiore di usare il nostro sistema operativo e rubarci vendite”, disse poi nella sua biografia.
Jobs rinegoziò i contratti, limitò le licenze a System 7 (escludendo Mac OS 8), e comprò i pezzi di Power Computing per $100 milioni, uccidendo di fatto l’intero mercato dei cloni.
L’eccezione: c’è un’unica volta in cui Jobs ha flirtato di nuovo con l’idea dei cloni. Nei primi anni 2000 propose a Sony di mettere Mac OS X sui loro VAIO. Jobs ammirava Sony e pensava fosse l’unica linea che avesse lo stesso appeal visivo dei Mac. Ma Sony aveva già investito in Windows e declinò gentilmente.


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