OpenAI ha aperto le porte agli sviluppatori di terze parti per ChatGPT. Da ora è possibile sottomettere app che si integrano direttamente nelle conversazioni, accessibili dalla barra laterale o tramite il simbolo @ per richiamarle.
L’idea è permettere azioni concrete senza uscire dalla chat: ordinare la spesa, trasformare una scaletta in una presentazione, prenotare un ristorante o cercare casa. Le app compaiono quando ChatGPT ritiene che possano essere utili oppure quando l’utente le chiama esplicitamente.
Come funziona
Gli sviluppatori usano l’Apps SDK, ancora in beta, basato sul Model Context Protocol (MCP) sviluppato da Anthropic. Una volta pronte, le app vengono sottoposte a revisione tramite la piattaforma OpenAI e, se approvate, pubblicate nel nuovo App Directory raggiungibile all’indirizzo chatgpt.com/apps.
Tra i primi partner ci sono Adobe, Spotify, Canva, Figma, DoorDash, Expedia e Zillow. Per esempio l’integrazione con Spotify permette di generare playlist basandosi sulla conoscenza di ChatGPT, mentre con DoorDash si può passare da ricette e liste della spesa a un carrello vero e proprio.
Al momento gli sviluppatori possono monetizzare solo reindirizzando gli utenti verso siti esterni o app native per completare acquisti di beni fisici. OpenAI sta valutando opzioni per transazioni interne, inclusi beni digitali, ma non ci sono ancora dettagli su tempi o modalità. Le prime app approvate inizieranno ad arrivare gradualmente nel 2026.


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